martedì 10 aprile 2012

On 4/10/2012 06:24:00 PM by La Bottega della Luna in    No comments

Sul ciclo mestruale esistono credenze popolari e luoghi comuni. E così solo 4 donne su 10 lo vivono senza problemi. La psicologa Annarita Corradini ci spiega invece quanto questo periodo sia fondamentale per capirci di più. E vivere megliodi Ilaria Amato


Vietato toccare la maionese che impazzisce, toccare le piante che si seccano, avere rapporti sessuali e lavarsi i capelli. No, non è una malattia contagiosa, stiamo solo parlando di menorrea e queste sono tra le più diffuse leggende metropolitane sull’argomento. Se è vero che queste umilianti credenze stanno man mano sparendo, la comparsa mensile del flusso rimane ancora poco gradita alla maggior parte delle donne. Solo 4 u 10 vivono le mestruazioni senza problemi, rivela un recente sondaggio della Demoskopea, per le altre il ciclo è un fastidio se non una sofferenza che per il 45% delle donne riduce l'efficienza lavorativa, per il 63% incide sull'attività sportiva e per l'85% su quella sessuale. Per gli uomini siamo semplicemente “isteriche” in "quei giorni" e quindi meglio starci alla larga, mentre noi ci vorremmo mettere tra parentesi, sospenderci dalla routine, ma ci sentiamo troppo in colpa per farlo.



Ma allora come se ne esce?


«Basta smettere di sforzarsi di essere positive e attive anche in quei giorni» suggerisce la psicologa Annarita Corradini che da anni studia il ciclo mestruale seguendo la strada aperta dalla psicoterapeuta inglese Alexandra Pope (“Mestruazioni”, AAM Terranuova ed.). «Il nostro è un ciclo fisiologico necessario. Il problema è che opponiamo una resistenza fortissima, non vogliamo rallentare, perché sappiamo che gli altri ci apprezzano quando siamo al massimo e quindi non vogliamo rinunciare a essere apprezzate. Ma il passo avanti sta nel comprendere che non c’è bisogno di aspettare sempre il riconoscimento esterno, ci sono momenti in cui siamo noi stesse a premiarci da sole».


La dottoressa Corradini ha elaborato una strategia utile ad affrontare il periodo più difficile del mese e che lo trasforma nel nostro momento più prezioso, diventando, contrariamente alle aspettative, uno strumento utile per migliorare il rapporto di coppia, la vita lavorativa e il nostro benessere in generale. «Il mondo è fatto di uomini e di donne e si devono rispettare i ritmi di tutti e due i sessi. È questa la sfida più grande, ma è una cosa da fare tutti insieme. Se sono tanca quella sera faccio preparare la cena al marito e ai figli. Dobbiamo smetterla di voler portare il mondo sulle spalle. Iniziamo a collaborare tra uomini e donne. Ma siamo noi donne a dover dare il primo segnale».



Perché ci si sente così irritabili e tristi nella fase premestruale e mestruale?


«Perché durante queste fasi è come se si accendesse una luce interiore che ci porta a essere più inclini a guardarci dentro, e quando sentiamo che stiamo per entrare in quel momento in cui siamo proiettate verso l’interiorità ci spaventiamo. Ci succede un po’ quello che accadeva a Persefone che rapita da Ade, il dio dell’oltretomba deve sprofondare negli inferi ma non vuole, è spaventata, ha paura a lasciare il mondo certo per entrare in questo mondo di sotto, un pozzo nero. Questo mito è la fotografia esatta della fase premestruale in cui temiamo di perdere il mondo di sopra, quello del fare, il lavoro, la famiglia, per entrare nel mare sconosciuto dell’inconscio».


Cosa ci spaventa in particolare di questo universo interiore in cui stiamo per entrare?


«Nella nostra società la donna è quella che fa, che accudisce, e che quando sente il bisogno di ritirarsi in se stessa si sente in colpa, perché si sente irritabile, anaffettiva con i figli, con il partner. E invece ci sono momenti i cui possiamo concederci un sano egoismo. È il nostro corpo che ce lo chiede ed è indispensabile per poterci rigenerare. Come quando andiamo a dormire».


Come ci si deve comportare a livello pratico?


«Il corpo ci dice cosa fare. Per ricaricarsi serve prima scaricarsi del tutto, quindi per esempio ci si può concedere di dormire un’ora in più. Bisogna assecondare l’organismo e non stimolarlo, quindi si deve ridurre l’uso di eccitanti come tè o caffè, evitare cibi che lo sovraccaricano. Se non si accetta questa esigenza si innesca un meccanismo perverso per cui non si accetta quello che sta accadendo, ci si sente in colpa e si sta male».


Quindi le donne grazie al ciclo hanno un sistema auto-rigenerante in più rispetto agli uomini?


«Sì, il ciclo è un dono in più che abbiamo noi donne; l’uomo non segue il ritmo dei 28 giorni, ma solo quello circadiano del sonno e della veglia e quello delle stagioni. Purtroppo oggi si vive sempre con la luce artificiale e in città è difficile seguire i ritmi delle stagioni, quindi il sistema immunitario maschile va in tilt perché non ha altri modi per ricaricarsi».



Come si fa a far capire anche all’esterno che abbiamo un bisogno fisiologico di fermarci?


«Litigare con il proprio partner è un classico. È come se tutti i problemi si accumulassero in quei giorni del mese. Innanzitutto bisogna comunicare all’altro che siamo in questa fase, appena sentiamo che sta venendo fuori il nostro tono acido. Il consiglio che do è analizzare cosa ci dà fastidio, annotarlo e portarlo alla luce dopo la fine delle mestruazioni. Scopriremo innanzitutto che è qualcosa che ci disturba davvero e che non è solo frutto dell’isteria premestruale. Solo che nella fase ovulatoria siamo più clementi e disponibili. I fatti rimangono gli stessi, è il nostro stato di coscienza che cambia. È fondamentale avere una visione d’insieme dell’intero ciclo che comprende quattro fasi: pre-ovulatoria, ovulatoria, premestruale e mestruale».


E sul lavoro?



«Dobbiamo organizzarlo il più possibile in modo che non cadano proprio nella fase pre e mestuale riunioni o scadenze o eventi pubblici. Fare in modo di potersi tirare un po’ indietro in quei giorni. Ad esempio se si viaggia molto, si deve cercare di ridurre. Ma tutto deve partire da noi, dalla nostra volontà di ascoltarci di più».
 

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