giovedì 21 marzo 2013
On 3/21/2013 09:49:00 AM by La Bottega della Luna No comments
La Primavera è la stagione del risveglio della natura.
L’improvviso sbocciare dei fiori, il volo degli uccelli migratori che fanno
ritorno e la gioiosa danza di accoppiamento degli animali hanno sempre
rappresentato un richiamo ancestrale molto potente, oltre che una fonte di
inesauribile ispirazione per poeti e artisti.
Il simbolo della Primavera è il trifoglio, i suoi colori
sono tutte le tinte pastello e in particolare il rosa, che ci ricorda i rami
dei peschi in fiore.
Est è la sua direzione, quella dove sorge il sole, che è
anche sede dell’elemento aria. Impalpabile e leggera, l’aria ci ricorda tutto
ciò che è fluido, mutevole e impermalente.
Ha un'energia di "disponibilità", è esposta a
contatti e influenze (il fuoco la riscalda, l’acqua la appesantisce) e, come il
vento di primavera, non è possibile imprigionarla poiché la libertà le
appartiene.
Per analogia, e poiché noi tutti vibriamo nella stessa energia della natura, anche gli esseri umani come gli animali e le piante sperimentano in primavera un desiderio di apertura, che spinge a fare nuovi progetti, a creare nuovi scambi e desiderare nuovi incontri. È un po’ come se si risvegliasse ogni volta, con l’arrivo della primavera, l’emozione della giovinezza, con tutto il carico di inquietudine, curiosità e allegria che la caratterizza.
Per analogia, e poiché noi tutti vibriamo nella stessa energia della natura, anche gli esseri umani come gli animali e le piante sperimentano in primavera un desiderio di apertura, che spinge a fare nuovi progetti, a creare nuovi scambi e desiderare nuovi incontri. È un po’ come se si risvegliasse ogni volta, con l’arrivo della primavera, l’emozione della giovinezza, con tutto il carico di inquietudine, curiosità e allegria che la caratterizza.
Innumerevoli sono i poemi, i miti e le allegorie che
l’umanità ha saputo creare intorno al tema del risveglio della natura dopo il
sonno invernale. Altrettanto numerose sono le Dee che le varie tradizioni hanno
collegato a questa stagione, che archetipicamente rappresenta quella fase della
vita che segue l’infanzia ma precede la maturità: la fanciullezza, quel tempo
in cui tutto deve ancora accadere e la vita appare piena di possibilità. Quasi ogni cultura ha prodotto la sua Dea
della primavera, o dea del mattino o della luna crescente.
Eostre
I popoli del Nord Europa, per esempio, particolarmente
legati alla natura e ai suoi ritmi, accoglievano la primavera identificandola
in Oestara, o Eostre, giovane dea celtica dall’aspetto di una fanciulla.
La dea, archetipo di madre natura stessa, veniva rappresentata con fiori tra i capelli e abiti colorati come i prati a primavera, simbolo stesso della giovinezza e di tutte le sue più belle qualità.
Il suo nome significa stella dell’Est, e questo ci riconduce a Venere, la stella del mattino e ad Afrodite, la dea dell’amore.
La dea, archetipo di madre natura stessa, veniva rappresentata con fiori tra i capelli e abiti colorati come i prati a primavera, simbolo stesso della giovinezza e di tutte le sue più belle qualità.
Il suo nome significa stella dell’Est, e questo ci riconduce a Venere, la stella del mattino e ad Afrodite, la dea dell’amore.
Eostre dà il nome alla Pasqua (in ingelse Easter) e molte
delle tradizioni cristiane hanno le loro origini proprio in questa giovane ma
antica dea sassone. I suoi simboli sono le
lepri e le uova. infatti una dolce leggenda narra che un leprotto voleva così
piacere a Eostre che lasciava in giro uova dipinte con i colori dell’arcobaleno
per lei. Quando si presentò a lei con il suo dono lei fu così contenta che
desiderò condividere la sua gioia con tutti gli uomini della terra e chiese al
leprotto di andare in giro per il mondo a donare le uova colorate, e forse per
questo ancora oggi noi le decoriamo.
Conigli e lepri sono noti simboli di fertilità e la Dea
veniva rappresentata dagli antichi con un coniglio nella luna piena. Dunque la lepre di Eostre, che deponeva
l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, si è trasformata
nell'odierno coniglio pasquale che porta in dono le uova di cioccolato.
L’uovo a sua volta è un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.
In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. E’ l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, e rappresenta ciò che contiene la potenzialità di tutto ciò che esiste e in seguito si manifesta. Non a caso la nascita del mondo da un uovo cosmico veniva celebrata presso molte civiltà in corrispondenza con la festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne.
L’uovo a sua volta è un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.
In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. E’ l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, e rappresenta ciò che contiene la potenzialità di tutto ciò che esiste e in seguito si manifesta. Non a caso la nascita del mondo da un uovo cosmico veniva celebrata presso molte civiltà in corrispondenza con la festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne.
Kore/Persephone
Per
l’antica Grecia invece l’arrivo della primavera era connesso al mito del
ritorno di Persephone dal regno notturno, dove era regina. La Dea era caratterizzata da due aspetti: era
Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, ed era Persephone, Regina
degli Inferi, sapiente Guida dell’aspetto oscuro delle cose.
Kore/Persephone era la sola figlia di Demetra e la sua vicenda mitica si snoda intorno al suo rapimento da parte di Ade, fratello sotterraneo di Zeus, la disperazione di Demetra per il distacco (che coincide con la stagione invernale sulla terra) e il loro ricongiungimento che dà l’avvio al ciclo stagionale, sancendo che Kore trascorra due stagioni all’anno – primavera ed estate - con la madre (che per la felicità restituisce la fecondità alla Terra) e una –autunno/inverno – con Ade nel regno dei morti.
Tutto questo divenne il fulcro dei Sacri Misteri Eleusini, che venivano celebrati in prossimità dell’equinozio d’autunno (la discesa di Persephone) e dell’equinozio di primavera (il suo ritorno).
Dunque Kore rappresenta la primavera, la giovinezza, la fase di luna crescente.
Kore/Persephone era la sola figlia di Demetra e la sua vicenda mitica si snoda intorno al suo rapimento da parte di Ade, fratello sotterraneo di Zeus, la disperazione di Demetra per il distacco (che coincide con la stagione invernale sulla terra) e il loro ricongiungimento che dà l’avvio al ciclo stagionale, sancendo che Kore trascorra due stagioni all’anno – primavera ed estate - con la madre (che per la felicità restituisce la fecondità alla Terra) e una –autunno/inverno – con Ade nel regno dei morti.
Tutto questo divenne il fulcro dei Sacri Misteri Eleusini, che venivano celebrati in prossimità dell’equinozio d’autunno (la discesa di Persephone) e dell’equinozio di primavera (il suo ritorno).
Dunque Kore rappresenta la primavera, la giovinezza, la fase di luna crescente.
Su
un piano psicologico la primavera è il riflesso della freschezza, l’ingenuità e
la spensieratezza di quella fase della vita in cui non vi è ancora la presa di
responsabilità e l’immaginazione regna sovrana.
Di fatto Kore non è poi così ingenua e il suo cogliere il fiore proibito è sintomo del suo desiderio di diventare donna, di spezzare il cordone ombelicale che la lega alla madre e di trovare la sua strada. Tuttavia ogni pulsione è ancora inconscia, non pienamente riconosciuta sul piano della consapevolezza. Esattamente come la primavera, dove i fiori sui rami degli alberi vivono nella pienezza della loro essenza e sembrano inconsapevoli del fatto che un giorno diventeranno frutti.
Il mito di Kore-Persephone pone l’accento sulla ciclicità della vita, e sulla possibilità che ha ogni donna di ritornare fanciulla più e più volte nella vita.
Di fatto Kore non è poi così ingenua e il suo cogliere il fiore proibito è sintomo del suo desiderio di diventare donna, di spezzare il cordone ombelicale che la lega alla madre e di trovare la sua strada. Tuttavia ogni pulsione è ancora inconscia, non pienamente riconosciuta sul piano della consapevolezza. Esattamente come la primavera, dove i fiori sui rami degli alberi vivono nella pienezza della loro essenza e sembrano inconsapevoli del fatto che un giorno diventeranno frutti.
Il mito di Kore-Persephone pone l’accento sulla ciclicità della vita, e sulla possibilità che ha ogni donna di ritornare fanciulla più e più volte nella vita.
Artemide
Sempre
nell’antica Grecia troviamo Artemide
(Diana), dea della luna crescente, simbolo della natura selvaggia e incontaminata,
della libertà dell’essere e della condizione di donna libera da legami fissi.
Il mito la descrive mentre vaga per i boschi con i suoi cani e le sue ninfe, in totale indipendenza.
Per queste ragioni divenne simbolo dell’autonomia femminile, della capacità e bisogno, tipicamente femminile, di stare con le proprie simili, di creare solidarietà e legami di sorellanza.
Per quanto single per vocazione, la bella Artemide non disdegna gli accoppiamenti nella stagione degli amori.
Era
Il mito la descrive mentre vaga per i boschi con i suoi cani e le sue ninfe, in totale indipendenza.
Per queste ragioni divenne simbolo dell’autonomia femminile, della capacità e bisogno, tipicamente femminile, di stare con le proprie simili, di creare solidarietà e legami di sorellanza.
Per quanto single per vocazione, la bella Artemide non disdegna gli accoppiamenti nella stagione degli amori.
Era
Tale era la predilezione dei greci per la stagione
primaverile che anche Era, la moglie di Zeus (che non fa certo parte delle dee
fanciulle), in primavera viene onorata come “Era la Fanciulla” o “Era la
Vergine”. Non a caso il rito che la rappresenta è la raffigurazione della dea
immersa in un bagno che le restituisce simbolicamente la verginità (sebbene sia
l’ Estate il tempo in cui questa dea realizza la perfezione dei suoi scopi
attraverso il matrimonio rituale, in cui è onorata come Era la Perfetta, la Realizzata).
Afrodite
La divinità greca che per eccellenza ci ricorda la primavera
è Afrodite,
la giovane e splendida dea dell’amore, che evoca il lato più sensuale della
stagione, ovvero quel magico potere di attrazione che rende possibile
l’accoppiamento e la conseguente nascita di ogni cosa.
Al suo passaggio spuntano i fiori, cantano gli uccelli e
tutta la natura sembra gioire. Lei rappresenta quella potenza che spinge un
essere irresistibilmente verso un altro essere, l’amore passionale. Infatti
veniva raffigurata, cinto il corpo di rose e di mirto, su un carro tirato da
passeri, colombe e cigni, mentre indossava il famoso cinto magico, che rendeva
irresistibile chiunque lo possedesse.
Dea della primavera, stagione dei fiori e dell’amore, le
erano sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il
mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano.
Afrodite incarna il principio del piacere fine a se stesso ed è simbolo dell’amore, di cui si fa portatrice.
Afrodite incarna il principio del piacere fine a se stesso ed è simbolo dell’amore, di cui si fa portatrice.
Flora
Dea
della natura, della nascita e della primavera.
Questa antichissima Dea romana incarnava il fiorire della natura in tutte le sue forme, quindi anche quello della natura umana.
Questa antichissima Dea romana incarnava il fiorire della natura in tutte le sue forme, quindi anche quello della natura umana.
In
virtù del fatto che i fiori sono gli organi sessuali delle piante, ad essa si
attribuiva anche il ruolo di protettrice delle prostitute. Durante le feste in
suo onore, le Floralia, il corpo femminile veniva onorato in modo particolare e
se ne prediligeva la nudità. Flora era la regina di tutte le piante, comprese
quelle commestibili, ma veniva anche invocata per proteggere i bambini e per
avere raccolti e fioriture rigogliose. I romani ritenevano che senza il suo
aiuto la città sarebbe morta.
A
lei era associata anche Feronia, dea dei fiori primaverili e dei boschi, e
Maia, altra antica dea romana della fecondità e del risveglio di natura. Molto
significativa per i romani era anche Anna Parenna, antichissima divinità
femminile di oscura origine, che veniva festeggiata alle Idi di Marzo nel bosco
sacro a lei dedicato, poco fuori le mura di Roma, dove si svolgevano riti e
cerimonie di carattere sociale che avevano per tema l’esplosione vitale della
primavera.
Ochun
Per la sua vibrante sensualità, per la bellezza e per la
giovane età, Oshun
è la dea africana che più somiglia ad Afrodite. Figlia di Jemanja, Oshun è la
patrona dell’amore, della sensualità e della danza.
La più bella tra le belle, Oshun sprizza femminilità da ogni poro della pelle e nell’iconografia più autentica viene rappresentata come una splendida giovane mulatta, sempre allegra e sorridente, amante della danza, e delle feste, ove si reca sempre accompagnata dal suono dei suoi campanelli.
La più bella tra le belle, Oshun sprizza femminilità da ogni poro della pelle e nell’iconografia più autentica viene rappresentata come una splendida giovane mulatta, sempre allegra e sorridente, amante della danza, e delle feste, ove si reca sempre accompagnata dal suono dei suoi campanelli.
Gendenwitha
Gendenwitha significa “colei che porta il giorno” ed è il
nome della Dea che per gli irochesi rappresenta la stella del mattino.
Kono-Hana-Sakuya-Hime
I giapponesi hanno una predilezione per i ciliegi in fiore e
così Kono-Hana-Sakuya-Hime era la loro dea del ciliegio e il suo nome significa
“la signora che fa fiorire gli alberi”.
Yaya-Zakura è un’altra dea giapponese dell’albero di
ciliegio. Era una bella e giovane dea di primavera che restava nubile finché la
sua bellezza durava e si prendeva degli amanti solo quando i suoi petali erano
caduti.
Ushas
Per gli indù Ushas è la dea alba, chiamata talvolta Urvasi.
Aveva fama di restare sempre giovane, ma di fare invecchiare gli uomini al suo
fianco. Ogni mattina compariva denudandosi lo splendente seno che riempiva di
luce il cielo. Si diceva fosse la madre o l’amante del sole.
Xochiquetzal
Xochiquetzal,
la dea azteca dei fiori e della sensualità di primavera. Le calendule erano i
suoi fiori prediletti ma amava tutte le piante e tutte le creature di un amore
tanto passionale da esser talora chiamata madre cagna. Altri suoi appellativi
erano “fiore dalla ricca piuma”, “fiore penna”, e “signora dalla veste
azzurra”. Molto amata dalle donne azteche, era onorata con figurine di
terracotta che la mostravano con penne nei capelli.
Testo tratto da Il
Cerchio della Luna.
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